Il giallo del gallo by Francesco Bozzi

Il giallo del gallo by Francesco Bozzi

autore:Francesco Bozzi [Bozzi, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2021-06-21T22:00:00+00:00


Ufficio del commissario Mineo, ore 16:12

Il commissario Mineo è seduto al suo posto, mentre Milito sta sistemando con attenzione millimetrica le tre sedie davanti alla scrivania.

La Placa, con in mano le foto estrapolate dal filmato della telecamera, richiama l’attenzione di Mineo.

«Dottore, guardi questa…» dice raggiungendo il commissario. «Uno dei tre ha una scarpa Adidas, si vedono le tre strisce.»

Mineo prende l’istantanea e la esamina con attenzione.

«La Placa, ha ragione… Ormai non hanno scampo: un paio di occhi azzurri e un paio di scarpe Adidas. Non possiamo non prenderli.»

L’ispettore resta in silenzio a fissarlo.

«La Placa, sto scherzando… Comunque, verremo a capo di questa storia» ormai è così carico che quando squilla il telefono risponde subito. «Pronto… Sì, li faccia venire nel mio ufficio… Sì, insieme tutti e due.» Riaggancia. «Bene, siamo pronti. Milito mi raccomando, avvisi la Re di partire ora.»

«Certo, dottore.»

La Placa, un po’ risentito per non essere stato coinvolto, non resiste: «Scusi, dottore, mi dice cosa sta succedendo?».

«La Placa, si tratta del caso De Lucia, iniziamo gli interrogatori.»

«Tutto qui?»

«Per ora sì.»

Mineo si diverte a tenere all’oscuro l’ispettore.

Bussano alla porta.

«Prego, entrate.»

Fanno ingresso nell’ufficio del commissario Nino Di Majo «U Ruttu» e Gino Bozzo «U Licantrupu».

Il commissario li osserva concentrato.

Nino di Majo indossa una camicia bianca a maniche corte e sandali in cuoio piuttosto chiusi.

Almeno non si vedono le dita, pensa Mineo.

È grassottello, un po’ stempiato con i capelli crespi, di un castano chiaro, e una faccia tonda come il suo naso a patata. Gli occhi sono azzurri e il commissario li fissa con attenzione.

Non sono quelli del suo nemico.

Gino Bozzo è alto e magro, ha le scarpe da ginnastica e al polso sinistro un vistoso orologio in acciaio. A colpire Mineo è la sua bocca sottile, simile a una fessura. Gli zigomi sporgenti fanno sembrare gli occhi scuri ancor più incavati di quanto non siano. Solo il naso gli sembra regolare. Le orecchie sono enormi e leggermente a sventola, spuntano dai capelli ispidi di un nero corvino.

È come se avesse un porcospino in testa…, pensa il commissario mentre invita i due a sedersi. Comunque, come licantropo non è male.

«Buongiorno, commissario» dice U Ruttu, prendendo posto sulla sedia alla sua sinistra.

«Buongiorno» gli fa eco U Licantrupu.

«Prego… Lei è Gino Bozzo, esatto?» dice Mineo.

«Sì, sono io.»

«E lei invece è Nino Di Majo…»

«Piacere, commissario, sì sono io.»

«Lo sapete perché vi ho convocato?»

Entrambi scuotono la testa e si gettano uno sguardo di sottecchi.

«Bene, allora ve lo dico io… Belle quelle scarpe. Sono Adidas?»

U Licantrupu si guarda i piedi.

«Sì, commissario, Adidas.»

«Sono interessato perché ho un problema al tallone e devo usare delle scarpe comode… Lei come si trova?»

U Licantrupu risponde titubante.

«Bene, commissario… Ma perché siamo qui?»

«Giusto, ve lo dico subito.» Mineo apre il cassetto alla sua destra e tira fuori l’agenda di De Lucia. «Per questa» dice, mostrandogliela.

Dal divano La Placa guarda incuriosito la scena, mentre un nervoso Milito, seduto accanto a lui, armeggia con il cellulare. Mineo fissa i due uomini per studiare la loro reazione. Sono entrambi nervosi e serrano le mascelle senza riuscire a celare una smorfia di preoccupazione.



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